Domenica 24 novembre del 1901 “Regnando Sua Maestà Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e volontà della Nazione, Re d’Italia”, presso la sede dell’Istituto Agrario Umberto primo, sito nei locali della Cassa di Risparmio di Forlì, in Corso Vittorio Emanuele, dinanzi al notaio dott. Giuseppe Angeletti di Forlimpoli, dieci agricoltori, forlivesi costituirono la Società Anonima Cooperativa “ Consorzio Agrario Cooperativo di Forlì”; dando vita così ad un’azienda la cui lunga storia prosegue tuttora.

Questi i loro nomi:
Panciatichi Dott. Cav. Temistocle, Pasqualini dott. Cav. Alessandro, Mambelli Filippo, Bonavita Antonio, Manuzzi dott. Cav. Pio, Rani Achille, Mazzoni avv. Cav. Camillo, Sintoni Antonio, Serughi conte Ugo, Ceredi capitano Giuseppe.

I primi articoli dello statuto (approvato con regio decreto del Tribunale di Forlì il 30 dicembre 1901) recitavano testualmente:

art. 2scopo del Consorzio è la compra e vendita in conto dei consorziati di materie, prodotti, e quant’altro può interessare l’agricoltura . . . . ” ;
art. 3dovrà inoltre il Consorzio interessarsi di diffondere l’uso razionale dei concimi ed in genere di tutte le buone pratiche agricole”.

Il prezzo di una azione fu fissato in £ 25.

Il neo-costituito Consorzio Agrario Cooperativo, affondava , in realtà, le sue radici ben più lontano nel tempo.
Fu infatti nel corso di una riunione di agricoltori indetta dal locale “Comizio Agrario”, tenutasi in Forlì il 12 dicembre 1890, che si istituì il “Consorzio Agrario Romagnolo per l’acquisto di materie utili all’agricoltura” del quale, a termini di statuto, potevano essere soci tutti i “Comizi Agrari” delle province di Forlì e Ravenna.
Nell’anno successivo, 1891, questa libera associazione venne trasformata in “Consorzio Agrario Cooperativo”. Infine, come già citato, il 24 novembre 1901, dopo più di dieci anni di vita, venne deciso di configurare la organizzazione cooperativa degli Agricoltori con la circoscrizione circondariale. Di qui nacque il “ Consorzio Agrario Cooperativo di Forlì”.

Contemporaneamente, o quasi, per opera di agricoltori dei rispettivi circondari, sorgevano il “Consorzio Agrario Cooperativo di Cesena” e la “Cooperativa Agricola di Rimini” , che successivamente prese il nome di “Consorzio Agrario Cooperativo di Rimini”. A distanza di 100 anni gli scopi statutari del ”Consorzio Agrario Interprovinciale di Forlì-Cesena e Rimini società cooperativa a responsabilità limitata”, ai sensi della Legge n° 410 del 28 ottobre 1999, (questa l’attuale denominazione) quantunque integrati, aggiornati, adeguati alle nuove realtà ed esigenze del mondo agricolo, non sono nello spirito cambiati.

Nel 1926: il Consorzio Agrario di Forli’ rilevò la “Cooperativa di esportazione”e costituì una speciale “ sezione per la vendita della frutta dei soci ”, sezione che, oltre ad interessarsi della commercializzazione e dell’esportazione, si assunse il compito di indirizzare tecnicamente i produttori.

In una pubblicazione del 1927 si legge infatti “… la Direzione del Consorzio Agrario . . . . ha sottoposto all’attenzione dei consorziati le seguenti osservazioni: vi sono troppe varietà di pesche, e molte di queste di scarso valore commerciale, . . .. . . occorre che gli agricoltori vengano eliminando al più presto le seguenti varietà (segue un lungo elenco) e diano la preferenza alle precoci Fior di Maggio e Bella di Roma, alle medie Carmen e Maddalena, alle tardive Buco Incavato ed Elberta . . . Con dieci o dodici varietà si può essere sui mercati senza interruzione e con prodotti che vengono richiesti e sufficientemente remunerati”.

L’attività nel settore della commercializzazione ed esportazione della frutta per conto dei soci proseguirà ininterrottamente fino agli anni 60 ( quando fu lasciato il campo a cooperative più specifiche). Rileviamo infatti, dai documenti in nostro possesso: nel 1946, il ripristino del frigorifero di Cesena della “ sezione ortofrutticola”, fortemente danneggiato dalla guerra e, nel 1951, il suo ampliamento.

Il quadriennio 1939-1942 fu foriero di avvenimenti determinanti dal punto di vista istituzionale.

Con decreto ministeriale del 2 febbraio 1939, sulla scorta del Regio Decreto del 5 settembre 1938 n° 1539 sulla riforma dei consorzi agrari, il “Consorzio Agrario Cooperativo di Forlì”, diviene “Consorzio Agrario Provinciale per la provincia di Forlì”, Ente morale, sotto la vigilanza del Ministero dell’agricoltura e Foreste.

In data 25 febbraio dello stesso anno, in ottemperanza al decreto legge del Ministro dell’agricoltura Rossoni, i Consorzi Agrari Cooperativi di Cesena e di Rimini vengono fusi con il Consorzio Agrario Provinciale per la provincia di Forlì”, dando vita così all’attuale assetto territoriale.
La legge del 18 maggio 1942, n° 566, sul “riordinamento dei consorzi agrari provinciali”, restituì al Consorzio Agrario la sua natura di “persona giuridica privata”.
Dal 1940 al 1945 l’emergenza bellica sconvolse la vita dell’azienda. Al consorzio Agrario vennero affidati delicati compiti per conto dello Stato, fra i quali: la distribuzione contingentata dei mezzi tecnici per l’agricoltura e la gestione dell’ammasso obbligatorio dei cereali. Compiti ai quali esso assolse onorevolmente.
Il passaggio del fronte della guerra provocò danni ingenti al patrimonio immobiliare, alle attrezzature, alle scorte. L’opera di ricostruzione iniziò tuttavia immediatamente e venne portata a termine entro il 1947. Già nel 1945, il fronte era ancora sul vicino Lamone, e già si era posto mano, con mezzi di fortuna, alle prime riparazioni.
Nel successivo triennio 1948-1950 si procedette al potenziamento della rete commerciale e di ricezione e conservazione cereali, con l’apertura di nuove agenzie ( Ospedaletto, Gatteo, Forlimpopoli ), di magazzini di stoccaggio e di lavorazione, e con la costruzione di impianti per la distribuzione dei carburanti agricoli , nazionali e per autotrazione.
Nel 1946 il Consorzio Agrario partecipò, in qualità di socio fondatore alla costituzione delle Società SIAPA di Galliera .
Nel 1947 partecipò alla ricostruzione della Società Interconsorziale Romagnola-S.I.R. (produzione fertilizzanti chimici). Sempre nel 1947 partecipò inoltre all’aumento di capitale della Soc. Massalombarda.

Il Decreto Legge del 7 maggio 1948 aveva nel frattempo modificata la costituzione del Consorzio Agrario in “Consorzio Agrario Provinciale di Forlì, Soc. Cooperativa a responsabilità limitata”.

Fra le attività del Consorzio Agrario, nel suo lungo percorso e sotto le sue varie successive denominazioni, oltre all’attività primaria di fornitura di materie utili all’agricoltura e di mezzi tecnici, lo stoccaggio e la commercializzazione dei cereali per conto di soci e clienti e la ricerca dell’innovazione tecnologica, patrimonio di conoscenze da trasmettersi ai produttori agricoli, hanno costituito in ogni periodo due costanti primarie. Rileviamo infatti, nel 1946, a potenziamento della propria capacità ricettiva, l’acquisto, dalla “società Silos Granari Riminesi”, di un complesso di sei magazzini granari siti in: Rimini, Coriano, Saludecio, Mondaino, Morciano, S.Giovanni in Marignano, per una capacità complessiva di 70.000 quintali., e, nel dicembre del 1952, l’incorporamento della Soc. Coop. A r. L., fondata nel 1932, ed in difficoltà, “Silos Granari di Cesena” con l’acquisizione dei beni immobili, l’assunzione di tutte le passività, e l’inserimento dei soci di questa cooperativa fra i soci del Consorzio agrario.

Sul versante tecnico, limitatamente al periodo immediatamente post-bellico, documenti d’archivio riportano: nel 1948 l’assunzione in affitto dall’ECA di Forlì dei due poderi “Paolina” e “Mortella ” da destinarsi, in collaborazione con l’Ispettorato Agrario, alla sperimentazione; nel 1949 l’istituzione, in accordo con la Federconsorzi, del “Centro di lotta antiparassitaria”.

Gli anni 50-60 furono anni di grande rinnovamento per l’agricoltura Italiana. Anche questa fase dell’evoluzione della nostra agricoltura vide il Consorzio, attraverso il suo “Ufficio Tecnico Agrario”, costantemente in prima fila quale elemento trainante, sotto la guida del coordinatore dottor Domenico Mattarelli, in collaborazione con gli Organismi Ufficiali, nella diffusione presso le aziende agrarie delle più avanzate acquisizioni tecniche. Fra il 1960 ed il 1965, al fine di contribuire alla salvaguardia dei redditi delle popolazioni rurali, fortemente compromessi dalla riconversione agricola che lasciava ben poco spazio alle colture tradizionali, il Consorzio Agrario di Forlì, primo fra tutti in provincia, sulla scorta di analoghe esperienze studiate dai suoi tecnici presso altre nazioni europee all’avanguardia nel settore, promosse e sostenne, anche economicamente, la diffusione dell’allevamento del pollo da carne presso le aziende agrarie. Come tutti i precursori, il Consorzio Agrario finì per pagare questa coraggiosa iniziativa. I tempi non ancora maturi per recepire soluzioni avanzate quali quelle proposte, ed una grave e perdurante crisi di mercato sopravvenuta nel frattempo, portarono al Consorzio perdite economiche, il cui effetto si prolungò per molti anni. Questa esperienza tuttavia aprì una strada che si rivelò fondamentale per lo sviluppo dell’avicoltura e per la sopravvivenza economica di numerose aziende agrarie.

E’ opportuno a questo punto fare un salto nel tempo per analizzare l’ultimo decennio.
Nell’anno 1990 la struttura aziendale del “ Consorzio Agrario Provinciale di Forlì” si presentava in questi termini:

· sede centrale e magazzini stoccaggio merci a Forlì,
· due filiali, e relativi magazzini stoccaggio merci, a gestione diretta, con competenza commerciale, tecnica ed amministrativa, sui rispettivi territori, a Cesena e Rimini,
· 50 agenzie, gestite da operatori a provvigione, distribuite sul territorio della provincia 
· Il personale dipendente superava le 100 unità.
· Il fatturato era di 50 miliardi.

La situazione finanziaria presentava un indebitamento nei confronti del sistema bancario e della Federconsorzi, che operava nei confronti dei consorzi agrari come Ente di credito.
I bilanci da diversi anni evidenziavano conti economici caratterizzati da forti disavanzi.L’improvvisa, ed inattesa, liquidazione, della Federconsorzi, nella primavera 1991, fece precipitare la situazione della maggior parte dei Consorzi Agrari, ivi compreso quello di Forlì. Il Consorzio Agrario di Forlì, non optò, come fecero altri confratelli, per la liquidazione coatta amministrativa, ma, basandosi sul suo patrimonio immobiliare e su un piano di ristrutturazione aziendale il cui studio era già in fase di avanzata elaborazione dall’anno precedente, percorse invece la strada, più difficoltosa ma decisamente più pagante, dell’amministrazione controllata. Procedura che fu concessa, per due anni, a partire dal 26 giugno 1991.

 

Il 3 dicembre 1992, prima dello scadere del termine concesso, in considerazione dei risultati ottenuti: risanamento della situazione debitoria, ristrutturazione della rete periferica, riorganizzazione aziendale, dimostrazione della vitalità dell’azienda e della fiducia del mondo imprenditoriale agricolo provinciale, mai venuta meno, il Tribunale di Forlì concesse al Consorzio Agrario il ritorno “ in bonis”.
In sintesi, le strategie che consentirono al Consorzio Agrario, sollevato dalla situazione debitoria, di riprendere a pieno titolo la propria attività, furono le seguenti:

· Alienazione di alcuni immobili, non più strategici per la propria attività , siti principalmente all’interno di centri abitati per far fronte alla situazione debitoria.
· Riduzione a 34 del numero delle agenzie periferiche, con accorpamento di alcune strutture geograficamente vicine, nate giustamente negli anni in cui la mobilità dei produttori agricoli era molto limitata, ma anacronistiche oggi.
· Eliminazione della pesante e ripetitiva organizzazione in filiali e magazzini periferici di smistamento, con concentrazione delle attività negli uffici della sede di Forlì.
· Progressiva riduzione del personale, attraverso ricollocamenti ed utilizzo dell’istituto del pre-pensionamento, senza alcun licenziamento.
· Trasformazione della struttura operativa da verticale a orizzontale: struttura aperta caratterizzata dall’eliminazione dei comparti chiusi, ma dall’avvio di una stretta collaborazione e del costante interscambio di esperienze fra Uffici commerciali, amministrativi, finanziari.

La ripresa, oltrechè dalle suddette misure immediate, fu supportata da un nuovo metodo di pianificazione dell’attività; e questa è storia di oggi.
Sulla base dei potenziali consumi di materie utili all’agricoltura ed in funzione della potenzialità operativa delle singole agenzie, vengono fissati ogni anno gli obiettivi di vendita. La somma dei singoli obiettivi di zona , fatturato ed utile programmati, integrati dai preventivi delle spese correnti e dagli investimenti, costituiscono annualmente il bilancio preventivo ( budget ) aziendale.
Per studiare e programmare le strategie operative di Marketing, è stato istituito un apposito ufficio, che opera in stretta collaborazione con la Direzione e con i responsabili commerciali e tecnici. Il marketing del Consorzio è oggi indirizzato verso l’azienda agraria. L’erogazione dei servizi alle aziende costituisce uno dei suoi impegni prioritari.
Oggi, a seguito di una laboriosa opera di ristrutturazione che ha coinvolto i Consorzi Agrari della vicina Regione Marche, il “Consorzio Agrario Interprovinciale di Forlì-Cesena e Rimini” è divenuto “CONSORZIO AGRARIO ADRIATICO”, un organismo che riunisce così, assieme agli storici territori delle province romagnole (Forlì-Cesena e RImini) anche le Province di Pesaro Urbino, Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno. Così con un giro di affari di circa 200 milioni di Euro ed un territorio di competenza che coinvolge ben due Regioni limitrofe, il Consorzio Agrario ADRIATICO è divenuto un esempio a livello nazionale di ottimizzazione e riqualificazione delle risorse disponibili, imitato oggi da molti altri Consorzi Agrari impegnati nella stessa operazione in altre province italiane.